Archivio delle interviste Archivio delle interviste

Nell’ambito del progetto di ricerca “Scritto nel paesaggio. Luoghi, tracce e memorie della Prima Guerra Mondiale nelle Dolomiti di Sesto” sono state condotte una serie di interviste semi-strutturate con gli abitanti di Sesto nell’ambito della ricerca socio-culturale sulle culture della memoria. Questa parte del sito contiene una restituzione sintetica dei risultati delle interviste, ordinate in ordine alfabetico in base ai nomi degli intervistati. Le versioni integrali delle interviste sono disponibili nell’archivio come PDF in lingua originale (tedesco o italiano).

  • Paula Egarter
    Paula Egarter (nata nel 1927) è figlia di Anna Egarter, che dovette emigrare da Sesto a Kitzbühel nell'agosto del 1915 con otto figli. Le sue vicende biografiche sono raccontate in: Sigrid Wisthaler (2014), Anna Egarter, in: Michael Forcher/Bernhard Mertelseder (2014), Gesichter der Geschichte - Schicksale aus Tirol 1914-1918), Innsbruck (Haymon).

    Paula Egarter racconta soprattutto le vicende biografiche di sua madre Anna Egarter, che durante la guerra dovette emigrare a Kitzbühel con i suoi otto figli, mentre il marito era impegnato sul fronte dolomitico. Paula Egarter descrive la vita della madre a Kitzbühel e il suo ritorno a Sesto nel 1918, dove la fattoria venne saccheggiata e gravemente danneggiata dall’esercito austriaco, e fornisce una testimonianza della ricostruzione di Sesto, inizialmente sostenuta dall’Austria con donazioni e aiuti e poi cofinanziata dallo Stato italiano a partire dal 1919. Secondo Egarter, la scuola elementare di Sesto fu ricostruita già nel 1918, vennero costruite chiese di emergenza a St. Veit e Moso. Paula Egarter non ricorda alcun evento commemorativo della guerra. Durante la guerra la maggior parte delle famiglie di Sesto venne ospitata nei villaggi vicini a Sesto, in cui le famiglie si sostenevano a vicenda. Alla domanda su come le esperienze della Prima Guerra Mondiale siano state trasmesse all’interno della famiglia, la signora Egarter esprime l’impressione che i genitori abbiano voluto dimenticare e rimuovere questo periodo oscuro. Il fascismo, l‘Opzione e la Seconda Guerra Mondiale si susseguirono rapidamente, con effetti ancora peggiori. Sua madre fu felice di tornare a vivere a Sesto nel 1918.

    Egarter, Paula. Intervista con Susanne Elsen e Alexandra Budabin. Intervista personale. Sesto/Sexten, 16 luglio 2021.

  • Pensionata anonima
    Pensionata anonima (1935-)

    L’intervistata non ha tanti ricordi dei racconti della Prima Guerra Mondiale da parte dei suoi nonni paterni. Parla soprattutto dei genitori, che all’inizio della guerra erano piccoli e vissero l’evacuazione da Sesto. Parla di suo nonno, originario di Moso, e di sua nonna, che si trasferì con i suoi otto figli da amici a Kitzbühel durante la Prima Guerra Mondiale. Suo padre (nato nel 1908, di Bressanone) e sua madre (nata nel 1912, di Sesto) vissero la guerra da bambini. Il nonno morì in un incidente vicino a Fortezza durante la guerra. Riferisce inoltre dei rapporti economici e commerciali tra Sesto e il Comelico. All’epoca, Sesto forniva principalmente macine, prodotti in legno e pellicce ed era famosa per i prodotti dei suoi cappellai. Come per la maggior parte dei nipoti della generazione di Sesto, la Prima Guerra Mondiale non era un argomento di conversazione in famiglia, mentre il fascismo, l’Opzione e la Seconda Guerra Mondiale sono oggi ricordati vividamente dalle persone tra i 75 e i 95 anni. Da bambini l’interesse per quegli anni era scarso e gli stessi nonni (in questo caso solo la nonna) affrontavano raramente l’argomento di propria iniziativa.

    Pensionata anonima. Intervista personale con Thomas Benedikter. Sesto/Sexten, 19 maggio 2021.

  • Georg Fuchs
    Georg Fuchs (nato nel 1963) gestisce il maso Höslerhof di Sesto, che i suoi nonni dovettero lasciare durante la Prima Guerra Mondiale. Suo nonno Josef Tschurtschenthaler (nonno inoltre dell'Ing. Josef Tschurtschenthaler) è stato in azione su vari fronti della Prima Guerra Mondiale e ha lasciato un diario importante. Sebbene la fattoria non sia stata distrutta durante la guerra, è stata gravemente danneggiata, soprattutto dai soldati austriaci.

    I nonni paterni erano Martin Fuchs e Barbara Pfeifhofer, entrambi di Sesto. Il maso di famiglia è il Tschurtschenthalerhof sul Mitterberg a Sesto. Il padre è nato nel 1915. Il bisnonno e il nonno durante la Prima Guerra Mondiale furono chiamati per il servizio militare al fronte. Il nonno era di stanza in Galizia e lavorava come medico in un ospedale militare. Dopo la guerra, i veterani di Sesto si incontravano spesso nella casa natale di Sepp Innerkofler a St. Veit di Sesto. La nonna nel 1915 dopo il bombardamento e l’evacuazione di Sesto dovette lasciare il maso e trasferirsi con i bambini a Versciaco. La fattoria della famiglie subì danni piuttosto gravi, soprattutto a causa del suo utilizzo da parte dei soldati austriaci. Dopo la Seconda Guerra Mondiale sia il nonno che la nonna di Georg Fuchs morirono presto, motivo per cui Fuchs non poté più ascoltare direttamente le loro testimonianze.
    Dopo la Prima Guerra Mondiale, i nonni avevano continuato a gestire la fattoria, ma il nonno morì nel 1930, quando il figlio più piccolo aveva solo due anni. Come in molte altre famiglie di Sesto, anche nel secondo dopoguerra la Prima Guerra Mondiale non fu più un argomento discusso in famiglia. Georg Fuchs non è riuscito a sapere molto di più su questo periodo da parte dei suoi genitori durante la sua infanzia negli anni sessanta e settanta, perché anche sua madre morì nel 1977. Fuchs racconta anche del periodo dell’Opzione e del comportamento di tanti abitanti del paese che avrebbero votato per l’emigrazione in Germania, ma che poi non dovettero partire.

    Fuchs, Georg. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 26 luglio 2021. 

  • Rudolf Holzer
    Rudolf Holzer (nato nel 1936) è un ex insegnante di scuola elementare a Sesto, oggi cronista di paese e volontario dell’associazione Bellum Aquilarum a Sesto. Holzer è l'esperto di storia locale per eccellenza e autore di diversi libri sulla storia di Sesto, sui suoi masi e sulle personalità locali.

    Il padre di Rudolf Holzer servì con i Kaiserjäger in Galizia durante la guerra e poi sul fronte isontino. Sua madre lavorò nel settore dell’ospitalità durante la Prima Guerra Mondiale. Da loro Holzer ebbe modo di conoscere gli umori della Val Pusteria prima della guerra e le vicende della drammatica notte tra il 4 e il 5 agosto 1915, quando gli abitanti di Sesto dovettero abbandonare quasi tutti i loro averi e l’intera popolazione fu evacuata. Holzer descrive anche la dinamica degli attacchi militari del 23.5.1915 nelle Dolomiti di Sesto. Poiché inizialmente si pensava che sarebbero stati bombardati solo obiettivi militari, gli abitanti di Sesto non erano ancora pronti a lasciare il loro villaggio fino al 4.8.1915. I circa mille abitanti – senza contare i circa trecento uomini in servizio militare al fronte – furono ospitati nelle comunità circostanti. I militari austriaci avevano evacuato la popolazione civile di Sesto dal momento che il paese era sotto il fuoco diretto del Passo Tre Croci e di altre postazioni dell’esercito italiano.
    Holzer descrive in dettaglio la situazione di Sesto prima, durante e dopo la guerra. Descrive in dettaglio gli attacchi, l’evacuazione del villaggio, la situazione dei rifornimenti, il rapporto della popolazione civile con i militari e le condizioni di vita dei prigionieri russi. Approfondisce inoltre la condizione dei rifugiati e la situazione di Sesto durante la guerra. Vengono affrontati anche alcuni eventi bellici in Comelico.
    Holzer conosce diversi dettagli della ricostruzione di Sesto, compreso il ruolo di Hans Watschinger, allora sindaco di Sesto. Per quanto riguarda i nonni da parte di sua madre Holzer ha appreso poco della loro storia durante la Prima Guerra Mondiale. Nell’intervista è stato affrontato anche il periodo di transizione dei comuni dell’Alta Val Pusteria dal novembre 1918 al settembre 1919 sotto l’Austria e i primi anni sotto il fascismo italiano.
    Holzer descrive in modo molto preciso le varie misure coercitive dell’esercito austriaco a Sesto prima e dall’inizio della guerra che colpirono soprattutto l’economia del comune. I ca. 1700 soldati austriaci di stanza a Sesto dovevano essere assistiti, per cui vennero requisiti grandi quantità di viveri, legname e bestiame. Durante il periodo dell’evacuazione, dall’agosto 1915 alla primavera 1918, i contadini potevano tornare a Sesto solo di notte per coltivare i campi. Le famiglie di Sesto erano sostenute finanziariamente dallo Stato, ma le famiglie con molti figli erano spesso separate e soffrivano di varie privazioni.
    Che cosa è stato trasmesso per iscritto, sia in famiglia che in pubblico? Secondo Holzer, le donne evacuate da Sesto scrissero poco, mentre i soldati registrarono gli eventi per iscritto in diari e lettere dal fronte. Holzer descrive la situazione dell’approvvigionamento alimentare negli anni della guerra: “Nella Prima Guerra Mondiale, la gendarmeria veniva persino nei campi a contare i covoni perché si temeva che i contadini non consegnassero tutto”. Approfondisce anche il rapporto tra i militari e la popolazione civile.
    Sesto in relazione alla sua popolazione (1.300 persone), racconta Holzer, nella Prima Guerra Mondiale ha perso molti uomini (54) anche perché la Standschützenkompanie di Sesto contava numerosi membri.

    Holzer, Rudolf. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 29 aprile 2021 e 7 maggio 2021. 

  • Christian Innerkofler
    Christian Innerkofler (nato nel 1969), pronipote di Sepp Innerkofler, eroe del fronte dolomitico, gestisce insieme alla moglie e alla sorella l’Hotel Dolomitenhof in Val Fiscalina, nel comune di Sesto. Suo zio, l'architetto Josef Innerkofler, ultimo figlio di Josef Innerkofler e ultimo nipote dell’eroe Sepp Innerkofler, si è spento nel novembre 2021 a Bolzano.

    Christian Innerkofler racconta le vicende della famiglia del suo bisnonno Sepp Innerkofler, caduto sul Monte Paterno il 4.7.1915, e le origini dell’Hotel Dolomitenhof, costruito dai suoi bisnonni Sepp Innerkofler e Maria Stadler verso la fine dell’Ottocento. Dopo la guerra la bisnonna continuò a gestire il Dolomitenhof, che fu distrutto nel corso della guerra e in seguito rilevato dal nonno Josef (1898-1993).
    Gli Innerkofler furono una delle poche famiglie sestesi a cui fu permesso di rimanere a Sesto durante la guerra. Tuttavia, di questo periodo non è sopravvissuto quasi nessun materiale scritto.
    Innerkofler racconta nei dettagli la morte del suo bisnonno Sepp Innerkofler sul Monte Paterno e fa riferimento al libro di Rudolf Holzer e Hans Heiss su Sepp Innerkofler (per il quale si rimanda alla bibliografia). Innerkofler racconta genericamente di come la sua bisnonna Maria Stadler sia sopravvissuta alla guerra. Nel periodo tra le due guerre, il Dolomitenhof tornò lentamente a essere redditizio e divenne piuttosto popolare tra i turisti italiani. Solo nel secondo dopoguerra il turismo invernale si sviluppò anche a Sesto.
    Un altro argomento dell’intervista è l’elaborazione mediatica della figura leggendaria di Sepp Innerkofler, nonché il modo in cui la guerra e soprattutto la guerra sulle Dolomiti vengono oggi trattate nelle scuole. Christian Innerkofler si esprime a favore dell’ampliamento della mostra sulla Prima Guerra Mondiale curata dall’associazione Bellum Aquilarum a Sesto. La guerra nelle Dolomiti era un argomento piuttosto trascurato anche durante i suoi studi scolastici (anni settanta e ottanta). Innerkofler auspica la produzione di un film documentario sulla Prima Guerra Mondiale nelle Dolomiti e a Sesto in particolare.

    Innerkofler, Christian. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 9 luglio 2021. 

  • Peter Kübler
    Peter Kübler (nato nel 1953 in Baden/Württemberg), restauratore, mastro carpentiere, editore, insieme a Hugo Reider autore delle pubblicazioni Kübler, Peter/Reider, Hugo (2011), Kampf um die Drei Zinnen, edizione in proprio; e Kübler, Peter/Reider, Hugo (2017), Krieg um Sexten, Peter Kübler Verlag, (edi-zione italiana: Peter Kübler/Hugo Reider, Guerra fra le Tre Cime, Athesia 1990). Kübler è stato molto attivo nel restauro delle postazioni della Prima Guerra Mondiale e degli itinerari di pace nelle Dolomiti.

    L’interesse di Kübler per la Prima Guerra Mondiale, in particolare per la regione dolomitica, deriva sia dalla sua carriera personale di guida alpina dell’esercito germanico Bundeswehr sia da legami familiari. Uno dei suoi nonni nella Prima Guerra Mondiale prestò servizio come medico nel Corpo Alpino dell’esercito tedesco, anche sul Col di Lana. Anche suo padre fu arruolato nel esercito tedesco nella Seconda Guerra Mondiale. Per dodici anni Kübler ha prestato servizio nelle truppe di montagna della Bundeswehr.
    Nel 1974, Kübler si offrì volontario per il suo primo incarico: costruire sentieri lungo gli ex percorsi di guerra nelle Dolomiti. In collaborazione con l’associazione “Dolomitenfreunde”, Kübler ha condotto di-versi corsi di formazione storico-militare della Bundeswehr ed è stato per molti anni consulente alpino dell’associazione Dolomitenfreunde. Le sue aree di lavoro erano l’Altopiano delle Tre Cime, il Monte Piano e le Alpi Carniche occidentali. Oggi Kübler è membro del consiglio di amministrazione dell’asso-ciazione Dolomitenfreunde di Kötschach-Mauthen e fornisce consulenza sui lavori di costruzione del museo all’aperto di Kötschach-Mauthen.
    Kübler parla dell’elaborazione dei volumi scritti insieme a Hugo Reider (vedi sopra), commenta il ruolo della moderna archeologia dei conflitti e la necessità di approfondire l’esplorazione e la manutenzione delle numerose postazioni e installazioni militari nella regione dolomitica. A suo avviso, i pannelli infor-mativi allestiti finora da Bellum Aquilarum nei siti della Prima Guerra Mondiale sono sufficienti, così come le altre strutture esistenti, ma potrebbero essere integrate anche con mostre specifiche. Anche a Sesto dovrebbe essere creata un’app per fornire informazioni sul contesto storico in loco. Le pubblica-zioni di Kübler sulla Prima Guerra Mondiale a Sesto e dintorni sono disponibili anche in italiano (vedi sopra).

    Kübler, Peter. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 6 ottobre 2021. 

  • Georg Lanzinger
    Georg Lanzinger (nato nel 1952), detto "Sonna Jörg", è un agricoltore e intagliatore del legno residente a Mitterberg, sopra Sesto.

    Jörg Lanzinger racconta una serie di episodi e aneddoti del periodo della Prima Guerra Mondiale, disponibili anche in forma scritta (in possesso di privati). Il nonno ha sempre raccontato dei tempi della guerra, soprattutto delle privazioni e della fame negli ultimi anni del conflitto.
    Lanzinger racconta l’evacuazione e la distruzione della fattoria di casa vicino alla fortezza di Mitterberg da parte dell’esercito austriaco immediatamente prima della guerra e la successiva evacuazione dei suoi nonni a Versciaco. La famiglia dei Lanzinger, che abitava alcuni masi sul Mitterberg, dovette fare spazio ai preparativi militari attorno al forte Mitterberg già prima dell’inizio della guerra.
    Molto toccante è la sua descrizione della distruzione dei masi vicini al forte già nel 1914, quando questo fu abbandonato per il suo ruolo militare secondario. La bisnonna morì a Versciaco nel 1916 e non rivide più la sua casa. Solo dopo la guerra i nonni poterono tornare al Mitterberg. Nel primo dopoguerra, la sua famiglia era ospitata all’interno della fortezza. Fu grazie alla perseveranza della nonna che all’inizio del 1918 la famiglia riuscì a ottenere una sistemazione di fortuna nella fortezza abbandonata di Mitterberg. In seguito, iniziò la ricostruzione della fattoria, che durò fino al 1923.
    Nell’immediato dopoguerra, la fame è stata il problema più grande, perché solo nell’estate del 1918 ci fu il primo raccolto e nell’autunno del 1918 il primo pane. Lanzinger riferisce anche sulle condizioni di vita delle famiglie durante la guerra e sul rapporto con i soldati, anch’essi sottonutriti e ridotti alla fame.
    Come altri interlocutori, Jörg Lanzinger riferisce del disinteresse dei nipoti per i ricordi di guerra dei nonni. I veterani di guerra ogni tanto hanno condiviso le loro esperienze tra loro, ma hanno cercato di risparmiare il più possibile figli e nipoti.

    Lanzinger, Georg. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 19 maggio 2021. 

  • Margareth Lanzinger Mair
    Margareth Lanzinger Mair (nata nel 1931), madre di Christina Mair, è originaria di Moso ed è stata insegnante di scuola elementare a Sesto. Racconta dei suoi genitori, che da bambini hanno dovuto emigrare con la madre nel Tirolo Orientale (la madre è nata nel 1906). In seguito la signora Lanzinger Mair divenne insegnante presso la scuola elementare di Sesto e vi insegnò per trentotto anni.

    Lanzinger Mair riporta i racconti di sua madre, la cui madre era originaria della Carinzia. Racconta della sua infanzia e delle condizioni sociali della società contadina di Sesto prima della Prima Guerra Mondiale. Suo nonno Josef Pfeifhofer dovette arruolarsi proprio all’inizio della guerra nel 1914. La casa del padre (nato nel 1902) bruciò dopo essere stata bombardata dall’esercito italiano. I genitori dovettero lasciare Sesto durante la notte. La signora Lanzinger Mair descrive l’evacuazione in modo molto vivido. I genitori e i nonni trascorsero il loro esilio a Casies e nel Tirolo orientale. L’intervista affronta gli ultimi anni di guerra a Sesto, le condizioni di vita in esilio e la ricostruzione.
    Durante la Prima Guerra Mondiale i nonni si trasferirono con i figli ad Ainegg, vicino a Lienz. Quando tornarono a Sesto all’inizio del 1918, la nonna trovò la fattoria di famiglia gravemente danneggiata e saccheggiata. Il bisogno e la fame furono particolarmente gravi nel 1918 e colpirono anche i numerosi prigionieri di guerra dislocati a Sesto e in Alta Val Pusteria. Dopo lo scioglimento del fronte dolomitico nell’autunno del 1917, alcuni soldati di Sesto avevano fatto ritorno e fu possibile iniziare a ricostruire e restaurare le case. Lanzinger Mair descrive inoltre la situazione dei rifornimenti della popolazione civile, approfondendo il “baratto” (a suo avviso illecito e per motivi puramente strategici, ndr) delle quattro comunità di San Candido, Sesto, Versciaco e Winnebach, che inizialmente erano rimaste all’Austria dopo l’invasione italiana. Lanzinger Mair conosce soprattutto l’epoca del fascismo, della scuola tedesca clan-destina, dell’Opzione e della Seconda Guerra Mondiale. L’autrice racconta con dovizia di particolari il periodo dei suoi studi liceali a Merano, la sua formazione come insegnante e il suo inizio nella scuola elementare di Sesto nell’immediato dopoguerra.

    Lanzinger Mair, Margareth. Intervista con Susanne Elsen, Waltraud Kofler Engl e Alexandra Budabin. Intervista personale. Sesto/Sexten, 16 luglio 2021. 

  • Oswald Mederle
    Oswald Mederle (nato nel 1956), insegnante di scuola professionale in pensione, vive a Bressanone e da molti anni è un collezionista specializzato nella Prima e Seconda Guerra Mondiale in Tirolo. Collabora con diversi musei e associazioni storiche in Alto Adige e in Trentino ed è membro del consiglio direttivo del Museo della Guerra di Rovereto.

    Mederle racconta le sue attività di collezionista e di esperto della Prima Guerra Mondiale. In questo contesto, ha visitato numerosi teatri della guerra e ha condotto molte escursioni guidate alle postazioni della Prima Guerra Mondiale nelle Dolomiti. Mederle parla del suo lavoro per la Croce Nera (cura delle tombe e dei cimiteri di guerra). Il padre di Mederle è stato un paracadutista nella Seconda Guerra Mondiale e probabilmente è rimasto traumatizzato. Questo, afferma Mederle, ha contribuito a risvegliare il suo interesse per la storia delle due guerre mondiali e lo ha motivato a diventare un collezionista sistematico per oltre trenta anni. Mederle descrive in dettaglio l’inizio della sua passione per il collezionismo negli anni sessanta, partendo dalle foto della tenuta di famiglia e da alcune armi delle due guerre mondiali in possesso della famiglia.
    Mederle nella sua attività parte da un interesse di conservazione dei reperti storici, pertanto il valore scientifico e storico rappresentano un argomento prioritario. In qualità di esperto è membro del consiglio di amministrazione del Museo della Guerra di Rovereto. In Trentino si sta pensando di trovare un luogo centrale di commemorazione della Prima Guerra Mondiale.
    Mederle parla delle motivazioni che lo hanno spinto a collezionare, delle visite guidate alla sua collezione a Bressanone, delle sue attività di prestito e della sua collaborazione con Bellum Aquilarum. In questa conversazione, Mederle condivide inoltre nel dettaglio le sue attività di ricerca e collezionismo. Attualmente sta progettando una nuova mostra e una pubblicazione a Villandro. Infine, commenta la necessità e la possibilità di istituire un museo permanente sulla Prima Guerra Mondiale in Alto Adige.

    Mederle, Oswald. Intervista con Thomas Benedikter e Waltraud Kofler Engl. Intervista personale. Bressanone, 29 luglio 2021. 

  • Pietro Michieli
    Pietro Michieli (nato nel 1947), ex funzionario della Guardia di Finanza, vive a Sesto da oltre quaranta anni e lavora come volontario per l’associazione Bellum Aquilarum. In estate guida gruppi di visitatori attraverso il museo all'aperto Anderter Alpe, altri siti e la mostra dell'associazione a Sesto.

    Michieli parla delle sue esperienze con le visite guidate nel museo all’aperto e dell’incremento del flusso di visitatori. I visitatori italiani e quelli provenienti dai paesi di lingua tedesca hanno spesso approcci diversi alla Prima Guerra Mondiale. Cita i possibili miglioramenti organizzativi di queste visite guidate, la necessità di aumentare il personale, l’ampliamento della mostra, la formazione di giovani storici, la collaborazione con musei e associazioni storiche in Italia e all’estero. Vengono inoltre affrontati i problemi di manutenzione del museo all’aperto e i finanziamenti pubblici. Parla delle ragioni personali che lo hanno spinto a fare il volontario per l’associazione Bellum Aquilarum. I progetti futuri potrebbero essere sviluppati soprattutto in collaborazione con musei del Veneto, della Carinzia, del Trentino e con collezionisti dell’Alto Adige. Attualmente si sta pensando di allestire una nuova mostra permanente nella Fortezza di Mitterberg.
    Michieli illustra nel dettaglio la mostra allestita da Bellum Aquilarum nella Vecchia Scuola Elementare di Sesto e il museo all’aperto Anderter Alper riguardo alla composizione dei visitatori. Le reazioni dei visitatori sono per lo più positive. Un problema al momento è la mancanza di giovani, perché a Sesto non c’è quasi nessun giovane interessato nella storia della Prima Guerra Mondiale e a lavorare come guida della mostra. L’associazione Bellum Aquilarum ha costruito un ampio archivio di documenti e foto. La seconda mostra dell’associazione è stata curata dallo storico salisburghese Julia Walleczek, successivamente esposta anche a Kartitsch (Austria). Michieli ha collaborato anche con il museo di Dosoledo e con altre associazioni del Comelico.
    Michieli cita come motivazione personale del suo interesse per la Prima Guerra Mondiale la sua carriera professionale di funzionario della Guardia di Finanza di stanza a Sesto, sposato con una donna di Sesto, dove si è trasferito poi in modo definitivo. Ha iniziato a lavorare per l’Associazione Bellum Aquilarum nel 2008 come volontario in occasione della costruzione del museo all’aperto e del restauro delle posta-zioni della Prima Guerra Mondiale sull’Anderter Alpe e sulla Croda Rossa (inaugurate nel 2010).
    Nel 2010 è stata inaugurata anche la seconda mostra “Indimenticata/Unvergessen – La guerra delle Do-lomiti a Sesto 1915-1918”. Oggi, “Spuren der Geschichte -Tracce di storia” è la terza mostra su questo tema a Sesto, in corso dal 2019. Michieli descrive i problemi di preparazione e gestione di una mostra. Oggi, dice, nella sede attuale ci sono problemi di spazio. Una mostra permanente presso lo stabilimento di Mitterberg sarebbe difficile da realizzare. Si spera che vengano messe a disposizione maggiori risorse per pagare il personale. La collaborazione con i musei italiani della Seconda Guerra Mondiale è impor-tante e deve essere oggetto di ricerche.

    Micheli, Pietro. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 27 agosto 2021. 

  • Alex Pedratscher
    Alex Pedratscher (nato nel 1984) è una guida alpina, collezionista ed esperto della Prima Guerra Mondiale di Ladinia, San Cassiano (Val Badia), con antenati che hanno prestato servizio nel fronte dolomitico.

    Il collezionista Alex Pedratscher, di San Cassiano, spiega la riluttanza dei suoi nonni della Val Badia a parlare delle loro esperienze nella guerra con il fatto che alcuni ex soldati austriaci temevano atti di vendetta da parte degli italiani o altre forme di discriminazione da parte dello Stato. Lo stesso problema si presentò in seguito, durante e dopo l’occupazione dell’Alto Adige da parte della Germania nazista nel 1943-1945. Molti ladini della regione dolomitica furono inviati al fronte in Galizia già all’inizio della guerra nel 1914, dove molti di essi morirono. Pedratscher approfondisce gli eventi bellici di La Plì/Livinallongo e della Ladinia in generale durante la Prima Guerra Mondiale. Spiega come il suo interesse per la storia e in particolare per la guerra delle Dolomiti si sia sviluppato già in giovane età e cita collezionisti, autori e amici di famiglia che lo hanno influenzato. Dice di avere iniziato con alcune ricerche sulla storia della famiglia, in particolare sul suo bisnonno Lois Pedratscher, soldato nella Seconda Guerra Mondiale e membro del Landesschützenkorps tirolese. Pedratscher approfondisce anche il ruolo delle guide alpine nella Prima Guerra Mondiale.
    In Val Badia non esistono mostre sulla Prima Guerra Mondiale, ma solo oggetti militari occasionalmente esposti nell’ambito di mostre sulla storia locale, afferma Pedratscher. I collezionisti si chiedono sempre come esporre la collezione e come trasmetterla alla generazione successiva. Alcuni collezionisti mettono in primo piano l‘interesse commerciale e altri quello storico. Continuano a creare problemi i cosiddetti “predoni”. L’insegnamento della storia della Prima Guerra Mondiale nelle scuole non è a suo avviso sufficiente.

    Pedratscher, Alex. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 15 ottobre 2021. 

  • Hugo Reider
    Hugo Reider (nato nel 1953), Sesto/Tramin, è avvocato e proprietario del Rifugio Tre Cime. Reider è un profondo conoscitore della storia di Sesto, della guerra nelle Dolomiti e, insieme a Peter Kübler, autore di diversi libri sui teatri di guerra nelle Dolomiti di Sesto: Kübler, Peter/Reider, Hugo (2011), Kampf um die Drei Zinnen, autopubblicato; e Kübler, Peter/Reider, Hugo (2017), Krieg um Sexten, Peter Kübler Verlag. Attivo nella riparazione delle postazioni della Prima Guerra Mondiale e degli attuali sentieri della pace nelle Dolomiti, Reider gestisce il Rifugio Locatelli in estate e vive a Termeno in inverno.

    Già all’età di cinque-sei anni Hugo Reider faceva camminate da solo sull’Altopiano delle Tre Cime, in un certo senso il suo parco di avventure. Le postazioni della Seconda Guerra Mondiale non erano ancora fatiscenti come lo sono oggi. Reider ha potuto conoscere personalmente alcuni veterani di guerra. Il vecchio Benitius Rogger, i figli e i nipoti di Sepp Innerkofler spesso erano ospiti del Rifugio Tre Cime. I veterani, che all’epoca avevano già più di ottant‘anni, avevano spesso ricordi in tinte eroice o romantiche e una percezione selettiva degli eventi della guerra.
    L’interesse di Reider per la storia è nato soprattutto quando l’associazione “Dolomitenfreunde”, con Peter Kübler come capocantiere, costruì la via ferrata sulla Torre Toblinger Knoten. Questo portò a molti anni di collaborazione e amicizia con Kübler. I risultati della ricerca confluirono nelle due pubblicazioni più vendute “Krieg um Sexten” e “Kampf um die Drei Zinnen”, apparse a partire dal 1981. Entrambe le pubblicazioni hanno avuto un notevole successo di mercato (anche in lingua italiana, vedi sopra).
    Uno dei nonni di Hugo Reider era assistente della gendarmeria durante la guerra, un altro era membro del corpo degli Standschützen tirolesi al fronte. I nonni dovettero lasciare la fattoria di Palmstatt, sopra Moso, durante la guerra e trasferirsi a Mühlwald, a Tures.
    Hugo Reider ha sviluppato la sua passione per il collezionismo con le pubblicazioni insieme a Kübler collaborando con diversi autori, collezionisti e fotografi, tra cui Walther e Gabi Schaumann. Reider parla anche del tentativo fallito di Walther Schaumann di allestire un museo della guerra nell’ex fortezza di Mitterberg, sopra Sesto.
    Reider affronta il tema della possibile riparazione delle vecchie postazioni nelle Dolomiti di Sesto e sconsiglia eccessivi lavori di allestimento e segnaletica. Ciò attirerebbe un numero eccessivo di visitatori e causerebbe la congestione di questi siti. In termini di manutenzione, sostiene, c’è la questione dei costi, dato che le poche associazioni attive in questo settore devono quasi sempre arrangiarsi con i volontari.
    Sarebbe auspicabile una collaborazione tra le associazioni storiche di Kötschach-Mauthen, del Comelico e dell’Alta Val Pusteria; in questo modo si potrebbero aprire altri sentieri storici o di pace. Un museo più grande e permanente sulla Prima Guerra Mondiale in Tirolo sarebbe fuori questione per Sesto, perché è troppo lontano. Hugo Reider sta già lavorando a ulteriori idee per le pubblicazioni.

    Reider, Hugo. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 23 ottobre 2021. 

  • Hansjörg Rogger
    Hansjörg Rogger (nato nel 1954) è stato insegnante e ha diretto per venticinque anni una scuola secondaria a Brunico. Vive a Sesto e Brunico. È nipote della guida alpina Benitius Rogger, membro della leggendaria "Pattuglia volante" di Sepp Innerkofler.

    Rogger racconta nel dettaglio il suo rapporto con il nonno Benitius Rogger. Racconta la sua storia, soprattutto con l’episodio dell’attacco al Monte Paterno nel luglio 1915. Rogger racconta anche degli atteggiamenti e delle idee politiche del nonno. Fa riferimento a un documento audio (intervista) originale del nonno, realizzato e trasmesso dalla RAI Alto Adige nel 1965. È molto critico nei confronti delle lezioni di storia ricevute a scuola e tratta ampiamente del modo in cui la Prima Guerra Mondiale è stata insegnata in Alto Adige attraverso i media. La Prima Guerra Mondiale durante la sua infanzia non era un argomento di cui si parlava in famiglia con il nonno Benitius ancora in vita negli anni Sessanta, motivo per cui Rogger può riferire solo informazioni generiche sulle vicende dei nonni durante la guerra.
    Rogger affronta chiaramente il “vuoto di memoria dei nipoti”, che erano troppo giovani quando i nonni erano ancora in vita (la generazione della Prima Guerra Mondiale) per sviluppare un interesse attivo per quell’epoca. D’altra parte, gli stessi partecipanti alla guerra non erano interessati a raccontare le loro esperienze, ma piuttosto a reprimerle gradualmente o a risparmiarle alle loro famiglie. Né in paese né a scuola il tema della Prima Guerra Mondiale è stato ripreso e sentito.
    Benitius Rogger, nonno di Hansjörg, che partecipò all’attacco al Monte Paterno occupato dagli italiani con la pattuglia volante di Sepp Innerkofler, ha lasciato due diari scritti dal fronte, in cui illustra lo stato d’animo di Sesto, che nel 1915, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, non era affatto caratterizzato dall’entusiasmo per la guerra, perché molti uomini di Sesto erano già caduti in Galizia nel primo anno.
    Importante il giudizio di Rogger sulla presentazione e interpretazione della Prima Guerra Mondiale nelle scuole negli anni sessanta e settanta: “Si parlava di combattimenti, di strategie, di resoconti di guerra, ma mai delle sofferenze dei soldati e della popolazione civile, dei destini dei singoli soldati. Il destino delle donne non era ancora un argomento di discussione”. Così, nulla è stato conservato per iscritto sul periodo della guerra dalle nonne, tranne le immagini della morte. Nel frattempo, l’insegnamento della storia del ventesimo secolo è stato ulteriormente sviluppato e sostanzialmente migliorato sia dal punto di vista metodologico che dei contenuti.

    Rogger, Hansjörg. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 13 maggio 2021. 

  • Hermann Rogger
    Hermann Rogger (nato nel 1962), insegnante di scuola secondaria e presidente del Museo Rudolf Stolz a Sesto, curatore della mostra "Sexten 1905-1915-1925". Con Carl Kraus ed Eva Gratl ha anche curato il catalogo della mostra del 1914-1915 esposta nel Museo Rudolf Stolz. Rogger è anche l'autore dei circa trenta pannelli con immagini e testi sulla Prima Guerra Mondiale a Sesto, attualmente esposti all'Hotel Tre Cime a Moso.

    Hermann Rogger racconta soprattutto di suo nonno Michl Rogger (1888-1981), contadino, calzolaio e guida alpina di Sesto, che dal 1910 al 1912 fu addestrato come cacciatore dell’imperatore a Innsbruck. Arruolatosi già nell’agosto del 1914, fu fatto prigioniero in Galizia nel giugno del 1915 e trascorse cinque anni e mezzo di prigionia in Russia. Michl Rogger fu l’ultimo prigioniero di guerra a tornare a Sesto alla fine del 1920. Il suo percorso può essere facilmente tracciato sulla base di lettere, cartoline e racconti. Rogger possiede una raccolta di lettere e poesie del nonno, morto nel 1981, e vorrebbe pubblicare un libro sull’argomento. Come Kaiserjäger, Michl Rogger scrisse diari sia durante l’addestramento da ufficiale che durante la prigionia in Russia. Inoltre Hermann Rogger, racconta di sua nonna, che trascorse il periodo di guerra a Thaur, vicino a Innsbruck.
    Hermann Rogger è curatore della mostra inaugurata a Sesto per commemorare la Prima Guerra Mondiale dal titolo “Sesto 1905-1915-1925. Vita, sopravvivenza, continuare a vivere” (vedi sopra). Questa mostra ha offerto importanti spunti di riflessione sulla vita a Sesto prima, durante e subito dopo la guerra mondiale, quindi sullo stato d’animo prima della guerra, sul bombardamento e la distruzione di Sesto, sull’evacuazione, sul ritorno e sulla ricostruzione. La mostra consisteva in pannelli illustrativi e testuali, numerosi oggetti e documenti del periodo bellico 1914-1918. La storia di Michl Rogger e del Kromar Josef Tschurtschenthaler faceva parte della mostra.
    Altri argomenti di discussione sono stati l’attuale mostra dell’associazione Bellum Aquilarum e nuovi potenziali progetti espositivi. Secondo Rogger, il destino dei prigionieri di guerra di stanza a Sesto durante e dopo la guerra merita maggiore attenzione. La distruzione di Sesto, l’esilio degli abitanti, il ritorno e la ricostruzione potrebbero essere presentati più dettagliatamente nel quadro di una futura mostra. Infine, gli aspetti centrali della cultura del ricordo e della mediazione mediale della Prima Guerra Mondiale sono stati argomenti di conversazione, soprattutto per le giovani generazioni.
    Sostiene inoltre che prima di realizzare una nuova mostra o di ampliare quella esistente nelle vecchie scuole elementari (Bellum Aquilarum) a Sesto, è necessario esaminare attentamente una collaborazione con il Museo R. Stolz. Nel 2007 ha realizzato un documentario con il regista Rudy Kaneider sulla storia di Sesto dagli anni venti (“Cosa conta? Cosa rimane? La vita sotto la Meridiana di Sesto”, RAI BZ 2007).

    Rogger, Hermann. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 7 luglio 2021. 

  • Daniel Schönegger
    Daniel Schönegger (nato nel 1992) è un meccanico e collezionista di cimeli bellici e militaria. Vive a Dobbiaco.

    L’interesse di Schönegger per la storia deriva dalla sua vicenda familiare. Il suo bisnonno aveva combattuto sul Col di Lana. Ha iniziato a collezionare oggetti della Prima Guerra Mondiale all’età di nove-dieci anni. Schönegger entra nel dettaglio degli attacchi e dei danni bellici a Dobbiaco, che fu bombardata direttamente. Anche Dobbiaco, come Sesto, faceva parte della zona del fronte. A Monte Piano si trova un sentiero della pace con un museo all’aperto, costruito negli anni ottanta da W. Schaumann. A Dobbiaco ci sarebbe troppo poco interesse per questo tema. Oggi nelle postazioni dell’ex fronte montano si trovano solo pochi cimeli; la maggior parte degli oggetti della Prima Guerra Mondiale proviene da proprietà familiari. Schönegger ritiene che si debba evitare di rendere accessibili a tutti ulteriori postazioni della guerra con molti pannelli informativi aggiuntivi che potrebbe creare altri danni ai resti di queste postazioni. A Dobbiaco si potrebbe sviluppare maggiormente il turismo culturale, anche per quanto riguarda i siti di importanza storica. In ogni caso, un museo moderno sarebbe adatto a trasmettere la guerra mondiale alle giovani generazioni in una forma contemporanea.

    Schönegger, Daniel. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 6 ottobre 2021. 

  • Alexander Schwabl
    Alexander Schwabl (nato nel 1972), di professione fabbro, è collezionista nonché proprietario e progettista del "Piccolo Museo di Lana", che dirige dal 1991 con particolare attenzione alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale. È autore di varie pubblicazioni sulla storia contemporanea dell'Alto Adige, tra cui: Alexander Schwabl (2010), Des woaß i nou guat" - Erinnerungen an Ereignisse in Lana während des Zweiten Weltkrieg; Alexander Schwabl (2015), Die Standschützen auf den Bergen des Ledrotals, Alexander Schwabl (2015), Der österreichische Soldatenfriedhof in Meran, edizioni in proprio.

    Schwabl racconta innanzitutto la creazione e la progettazione del “Piccolo Museo di Lana”, dove si svolgono regolarmente visite guidate per scolaresche e turisti. Il focus tematico è sulle due guerre mondiali con riferimento all’intero Tirolo storico e al Burggrafenamt (Burgraviato) in particolare. Schwabl è attivo anche come collezionista, ma sostiene che oggi non si troverebbe quasi nulla nelle zone una volta fronte della Prima Guerra Mondiale nelle Dolomiti. Schwabl illustra la scena collezionistica dell’Alto Adige, del Trentino e dell’Italia settentrionale, distinguendo due tipi di collezionisti: da un lato gli appassionati storici per hobby, dall’altro i collezionisti orientati al commercio. In generale, sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza storica per apprezzare il valore storico dei cimeli. Schwabl si è avvicinato a questo campo di interesse grazie all’esperienza del nonno nella Seconda Guerra Mondiale. Schwabl commenta il tentativo fallito di organizzare un grande evento commemorativo sulla Seconda Guerra Mondiale a Franzensfeste nel 2015. Schwabl è convinto della necessità di un museo centrale sulla Prima Guerra Mondiale in Tirolo in un luogo adatto in Alto Adige.

    Schwabl, Alexander. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 18 settembre 2021. 

  • Andreas Summerer
    Andreas Summerer (nato nel 1937), imprenditore edile in pensione. Vive a Sesto.

    Summerer racconta la sorte dei suoi nonni e la distruzione della fattoria di Sesto durante la Prima Guerra Mondiale e riferisce dei legami e dei rapporti commerciali tra Sesto e il Comelico. La rapida ricostruzione della fattoria di Summerer, il ruolo dell’allora capo locale Hans Watschinger nella ricostruzione sono stati anche argomenti di conversazione, così come l’Opzione, la Seconda Guerra Mondiale e le lunghe dispute ereditarie nella sua famiglia. Il nonno di Summerer era in guerra, la nonna in esilio ad Anterselva, il padre da bambino a Eggele a Winnebach. Summerer racconta in modo più dettagliato i suoi ricordi del periodo tra le due guerre e le esperienze del padre nella Seconda Guerra Mondiale. Fa riferimento all’albero genealogico di Summerer e mostra alcuni ricordi della Prima Guerra Mondiale.
    Dopo la guerra, la fattoria poté essere ricostruita con l’aiuto dei pagamenti di compensazione. Summerer racconta del disboscamento su larga scala di Sesto da parte dell’esercito austriaco prima e durante la guerra e riferisce dei contatti tra Standschützen e Alpini del Comelico, che si conoscevano da prima della guerra. Anche allora esistevano relazioni commerciali attraverso il Passo di Kreuzberg. Il nonno di Summerer, un macellaio, non era stato arruolato nell’esercito perché incaricato di rifornire le truppe.
    I genitori – all’epoca bambini – trascorsero il periodo dell’evacuazione ad Anterselva e a Versciaco. Ma del periodo dell’emigrazione e dell’esilio si parlava poco in famiglia. Il passato e le esperienze di guerra dei genitori non interessavano i bambini. Il periodo del fascismo, l’Opzione e la Seconda Guerra Mondiale avevano fortemente oscurato i ricordi della Prima Guerra Mondiale. Summerer è convinto che, per quanto riguarda la cultura del ricordo, il tema della Prima Guerra Mondiale dovrebbe essere trattato con maggiore attenzione, soprattutto nelle scuole medie e superiori. Lui stesso possiede un solo libro sulla guerra delle Dolomiti: Gunter Langes (1997), Die Front in Fels und Eis, Bolzano (Athesia).

    Summerer, Andreas. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 5 luglio 2021. 

  • Albert Tschurtschenthaler
    Albert Tschurtschenthaler (nato nel 1959) è nipote del "Kromar" Josef Tschurtschenthaler, noto come "Herrgottschnitzer" di Moso e partecipante alla guerra. Il padre di A.T. (nato nel 1933) è morto il 30.4.2021 all'età di ottantotto anni, la madre è ancora viva. Era un eccellente intagliatore di legno che ha realizzato innumerevoli figure per i presepi di Stabinger. Il nipote Albert possiede una vasta collezione di documenti, scritti e foto relativi all'epoca della Prima Guerra Mondiale a Sesto.

    La famiglia Tschurtschenthaler subì una doppia distruzione prima e durante la Prima Guerra Mondiale. Le fattorie degli antenati materni sul Mitterberg a Sesto erano già state demolite dall’esercito austriaco prima della guerra perché troppo vicine alla fortezza. La casa degli antenati degli Tschurtschenthaler a Moso bruciò dopo essere stata bombardata nel luglio 1915 e fu ricostruita dopo la guerra. Sesto ricevette il sostegno sia da parte tirolese che austriaca (fino al settembre 1919), così come dopo l’annessione dell’Alto Adige da parte dello Stato italiano.
    Come per altre famiglie, la morte precoce dei nonni (il nonno morì nel 1968, la nonna poco dopo) ha impedito ai nipoti di conoscere meglio gli eventi bellici. Le esperienze di guerra venivano scambiate principalmente tra i veterani, quasi mai fra i membri della famiglia. Il nonno Josef Tschurtschenthaler, nato il 17 dicembre 1893 a Sesto, fu arruolato all’età di ventuno anni e prestò servizio come “Kaiserjäger” in Galizia. Lì fu ferito più volte e successivamente si recò sul fronte isontino, ma non fu fatto prigioniero. Suo fratello minore (prozio di Jörg Lanzinger) fu ferito al Passo Tre Croci e morì all’età di diciannove anni nell’ospedale militare di San Candido.
    La nonna di Albert Tschurtschenthaler rimase con i parenti a Casies durante la guerra. Il diario del Kromar Josef Tschurtschenthaler, che divenne noto oltre Sesto come “intagliatore del Signore”, è molto istruttivo. Essendo uno dei pochi soldati di Sesto, ha lasciato numerosi disegni e schizzi di scene di guerra. Gli schizzi si riferivano direttamente al suo diario militare. Dopo la guerra, il Kromar tornò alla professione di intagliatore e all’epoca dell’Opzione a Sesto divenne noto per i suoi “pannelli degli emigranti”, che dipingeva per gli optanti per commemorare i loro masi di origine.
    Il diario del Kromar Josef Tschurtschenthaler è stato tradotto anche in italiano: Waltraud Tschurtschenthaler (2014), Trauma Galizia (collegato ad una mostra presso la Ragenhaus Bruneck 2014). In esso, Tschurtschenthaler fornisce un resoconto dettagliato delle condizioni di vita di suo nonno al fronte in Galizia durante la Prima Guerra Mondiale.

    Tschurtschenthaler, Albert. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 17 giugno 2021. 

  • Josef Tschurtschenthaler
    Josef Tschurtschenthaler (nato nel 1950) è stato ingegnere meccanico presso le aziende funiviarie della Val Pusteria fino al suo pensionamento. Il padre (nato nel 1906) e la madre (nata nel 1913) hanno vissuto da bambini la Prima Guerra Mondiale. Il nonno era impegnato al fronte, la nonna si trasferì a Taisten nel 1915-1918. La madre ha poi lavorato come insegnante nelle scuole clandestine in lingua tedesca a Sesto per sette anni.

    I genitori di Tschurtschenthaler (nati nel 1906 e nel 1913) erano ancora bambini all’epoca della Prima Guerra Mondiale. Il padre lavorò a lungo come lavoratore agricolo fino a quando non fu in grado di acquistare e costruire una propria azienda agricola. La madre crebbe nel maso Außerhöslerhof, sopra Sesto. Quando Sesto fu evacuata nell’agosto del 1915, la nonna si trasferì con i bambini a Taisten, mentre il nonno era in servizio militare al Passo Tre Croci. I suoi genitori non avrebbero potuto raccontare molto del periodo della Prima Guerra Mondiale, perché erano troppo giovani all’epoca. La nonna materna dopo l’evacuazione fu accolta a San Candido per cui suo padre, ancora bambino, trascorse il periodo della guerra a San Candido. Sia a Taisten che a San Candido nelle famiglie accoglienti la collaborazione delle donne di Sesto era molto richiesta. Nel patrimonio della famiglia non ci sono quasi documenti scritti di questo periodo. Le donne di Sesto, pur essendo benvenute, furono costrette a lavorare duramente nelle fattorie dei loro ospiti e sostituire gli uomini assenti a causa del loro impiego al fronte. Tschurtschenthaler racconta la ricostruzione della chiesa parrocchiale di Sesto, completata nel 1923. Durante la guerra, gli abitanti di Sesto dovettero consegnare ai militari grandi quantità di provviste (cavalli, bestiame, legna, carri di legno, grano, patate, ecc.). La madre aveva tenuto un diario soprattutto durante il periodo del fascismo, dell’Opzione del 1939 e della Seconda Guerra Mondiale. Questo diario non è più reperibile.

    Tschurtschenthaler, Josef. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 25 luglio 2021. 

  • Sigrid Wisthaler
    Sigrid Wisthaler (nata nel 1974) è una storica, insegnante di scuola secondaria, direttrice dell’associazione Bellum Aquilarum, residente a Brunico, pronipote del partecipante alla guerra Karl Außerhofer. In estate accompagna regolarmente visitatori di diverse provenienze nel museo all'aperto sulla Prima Guerra Mondiale sull'Anderter Alpe.

    Wisthaler inizia spiegando come è nata l’attuale mostra di Bellum Aquilarum, completamente ridisegnata nel 2019. A questo scopo, l’associazione ha ricevuto numerosi prestiti permanenti dal collezionista brissinesi Oswald Mederle. Secondo Wisthaler, si dovrebbe valutare la possibilità di esporre altre collezioni di Oswald Mederle in un contesto adeguato. Nella fortezza di Mitterberg c’è spazio sufficiente per questo, ma per ragioni climatiche non è possibile aprire questo luogo in modo permanente. L’attività di Bellum Aquilarum è stato molto apprezzata dai visitatori interessati alla storia, offrendo una mostra e passeggiate guidate nel museo all’aperto della Croda Rossa e dell‘Anderter Alpe. Tuttavia, afferma che è sempre più difficile trovare giovani interessati e preparati che siano motivati a occuparsi delle visite guidate nel museo all’aperto e della mostra. Secondo l’esperienza di Wisthaler, i sudtirolesi sono molto interessati alla Prima Guerra Mondiale, ma ci sono molti problemi pratici e organizzativi da superare, soprattutto nell’organizzazione di visite guidate.
    In qualità di insegnante di scuola secondaria, Wisthaler approfondisce la trattazione del tema della Prima Guerra Mondiale nelle scuole, che negli ultimi anni è notevolmente migliorata. Auspica una più stretta collaborazione tra il Museo Rudolf Stolz e l’associazione Bellum Aquilarum. Tuttavia, un ampliamento dell’attuale mostra sulla Prima Guerra Mondiale di Bellum Aquilarum richiederebbe risorse considerevoli. Una presentazione completa della Prima Guerra Mondiale in Tirolo e in Alto Adige nell’ambito di un museo sarebbe necessaria, afferma Wisthaler. Si potrebbero anche presentare gli eventi bellici al di qua e al di là del Passo Tre Croci e collaborare con i comuni del Cadore.

    Wisthaler, Sigrid. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Sesto/Sexten, 26 agosto 2021. 

  • Daniela Zambelli
    Daniela Zambelli, architetto di Padola (provincia di Belluno, nata nel 1971), è fondatrice dello studio di architettura "HZ-ecoarchitetti (Architettura, Paesaggio, Restauro, Interni)", presidente della Cooperativa Lassù (Progetti Territoriali) e direttrice del Museo degli Spettacoli di Pieve di Cadore. La cooperativa è stata costituita il 26.11.2014 nell'ambito del progetto "ID-Coop" con attività nelle province di Bolzano e Belluno, con l'obiettivo dello sviluppo imprenditoriale-cooperativo delle aree montane con minoranze linguistiche. LASSU' è l'acronimo di "Luoghi Alpini della Salute, della Sostenibilità, delle Unicità" e si propone come cooperativa per progetti di sviluppo responsabile e innovativo delle aree montane del Veneto in ambito culturale, sociale ed ecologico.

    L’architetta Zambelli ha sviluppato il suo interesse per la Prima Guerra Mondiale nelle Dolomiti nel corso di un progetto di ricerca in Comelico. È stata incaricata dall’Associazione Culturale Algudnei di ideare, co-progettare e gestire per due anni il Museo Algudnei di Dosoledo. Mantiene una stretta collaborazione con Arc-Team (Rupert Gietl), con cui sta conducendo un progetto INTERREG dal 2019 al 2022 intitolato “1753” per la ricerca dei confini e delle pietre di confine sul Passo Tre Croci e sulla Cresta delle Alpi Carniche. Il progetto non riguarda tanto la conservazione e il restauro delle installazioni storiche di confine, quanto la loro registrazione e presentazione in forma digitale, soprattutto con fotografie aeree. Nel corso di questo progetto sono state portate alla luce e rese nuovamente accessibili anche trincee e altre installazioni militari. A Kartitsch (Austria) e sul Passo Tre Croci è previsto un punto informativo sul progetto, dove verrà raccontata la storia del confine dall’epoca romana ai giorni nostri. Zambelli commenta l’attuale rapporto tra i comuni di Sesto e del Comelico e le possibilità di collaborazione per quanto riguarda i progetti museali e storiografici. Non ci sono quasi eventi commemorativi congiunti, ma c’è una collaborazione con l’associazione Bellum Aquilarum. Oggi Zambelli non solo gestisce il “Museo degli Occhiali” a Santo Stefano di Cadore, ma anche la cooperativa LASSU per un turismo sostenibile e attento alla storia della montagna. Nuovi progetti sulla cultura della memoria e sull’archeologia dei conflitti riguardano attualmente la Valle di Visdende. Sono state discusse anche le prospettive per la creazione di un museo centrale sulla guerra delle Dolomiti in Cadore. Zambelli sottolinea che il Comelico è molto interessata a collaborare con istituzioni pubbliche e associazioni private altoatesine.

    Zambelli, Daniela. Intervista con Thomas Benedikter. Intervista personale. Comelico, 19 novembre 2021.